mercoledì 16 maggio 2012

Mozione riduzione delle aliquote IMU


Alla c.a. del Sig.Luigi Pio Calzone
Presidente del Consiglio Comunale
Di Casalvecchio di Puglia
E p.c. Al sindaco Dott. Mauro Piccirilli

Oggetto: Mozione riduzione delle aliquote IMU
PREMESSO
che con il decreto legge n.201 del 2011, convertito dalla legge n.214 del 22 dicembre 2011 è stata istituita una nuova tassa denominata IMU (Imposta Municipale Propria);
il testo ha subito già diverse modifiche, come quelle apportate all’art. 13 (sulla anticipazione sperimentale dell’imposta municipale propria) e gli importanti emendamenti che sono stati introdotti dal decreto legge 2 marzo 2012 n. 16 sulle semplificazioni fiscali, convertito dalla legge 26 aprile 2012 n. 44;
CONSIDERATO
che sulla base della normativa attualmente in vigore, sono tenuti a pagare l’IMU tutti i possessori di fabbricati o terreni, comprese l’abitazione principale e le sue pertinenze;
che le aliquote IMU 2012 possono essere fissate da ciascun comune aumentando o diminuendo l’aliquota ordinaria che per le abitazioni sono così fissate dalla legge:
1.       L’aliquota di base dell’imposta è pari allo 0,76 per cento. I comuni con deliberazione del consiglio comunale, adottata ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono modificare, in aumento o in diminuzione, l’aliquota di base sino a 0,3 punti percentuali.
2.       L’aliquota è ridotta allo 0,4 per cento per l’abitazione principale e per le relative pertinenze. I comuni possono modificare, in aumento o in diminuzione, la suddetta aliquota sino a 0,2 punti percentuali.
3.       L’aliquota è ridotta allo 0,2 per cento per i fabbricati rurali ad uso strumentale di cui all’articolo 9, comma 3-bis, del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133. I comuni possono ridurre la suddetta aliquota fino allo 0,1 per cento. Per l’anno 2012, la prima rata è versata nella misura del 30 per cento dell’imposta dovuta applicando l’aliquota di base e la seconda rata è versata a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulla prima rata. Per l’anno 2012, il versamento dell’imposta complessivamente dovuta per i fabbricati rurali di cui al comma 14-ter è effettuato in un’unica soluzione entro il 16 dicembre. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanare entro il 10 dicembre 2012, si provvede, sulla base dell’andamento del gettito derivante dal pagamento della prima rata dell’imposta di cui al presente comma, alla modifica dell’aliquota da applicare ai medesimi fabbricati e ai terreni in modo da garantire che il gettito complessivo non superi per l’anno 2012 gli ammontari previsti dal Ministero dell’economia e delle finanze rispettivamente per i fabbricati rurali ad uso strumentale e per i terreni.
4.       I comuni possono ridurre l’aliquota di base fino allo 0,4 per cento nel caso di immobili non produttivi di reddito fondiario ai sensi dell’articolo 43 del testo unico di cui al d.P.R. n. 917 del 1986, ovvero nel caso di immobili posseduti dai soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società, ovvero nel caso di immobili locati.

sabato 28 aprile 2012

MOZIONE “Accordo UE-Marocco e aiuto al credito per le imprese agricole”


Alla c.a. del                Sig. Luigi Pio Calzone

                                   Presidente del Consiglio Comunale

di Casalvecchio di Puglia





MOZIONE “Accordo UE-Marocco e aiuto al credito per le imprese agricole”



Premesso

·         che, nel mese di Febbraio è stato siglato dal Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, un accordo commerciale tra l'Unione europea (UE) e il Marocco ai fini della liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli e ittici;

·         questo accordo apre forti dubbi in materia di diritti degli agricoltori, lotta contro le frodi, protezione dell'ambiente e delle norme di sicurezza alimentare, ma nonostante ciò, nonostante le perplessità da più parti sollevate,  è stato sottoscritto con una maggioranza di voti pari a 369, a fronte di 225 voti contrari e di 31 astenuti;

·         il relatore del provvedimento, l'eurodeputato francese José Bové, ha ritirato il suo nome dal documento e ne aveva proposto la bocciatura considerando l'accordo dannoso per gli europei, in quanto gli agricoltori dell'UE sono unanimemente contrari;

·         il membro della commissione Europea all’Agricoltura l’Onorevole Sergio Paolo Silvestris del PDL ha considerato questo, come un accordo scellerato che porterà al fallimento centinaia di aziende agricole, alla perdita di migliaia di posti di lavoro e al dramma dell'abbandono dei terreni. Un prezzo che l'agricoltura italiana e meridionale non può pagare. Insieme a lui, tutti gli eurodeputati del PDL fatta eccezione di Albertini Gabriele, Bonsignore Vito e Cancian Antonio, hanno votato contro mentre il PD, quasi in blocco, ha votato per l’accordo.

Tenuto conto che

·         l'accordo dovrebbe entrare in vigore all'inizio di maggio 2012 ed avrà un impatto pesante sul settore agricolo dei Paesi dell'Europa mediterranea ed in particolare sulle imprese agricole italiane, poiché sancisce  una tappa verso la liberalizzazione del commercio agroalimentare tra UE e Marocco, stabilendo l'aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che potranno essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero;

·         con questa intesa,  verrà esentato dai diritti di dogana il 55 per cento delle derrate esportate dal Marocco verso l'Europa, contro il 33 per cento attuale;

·         l'accordo non solo produrrà prevedibili effetti catastrofici per l'agricoltura italiana, ma rappresenta anche un ennesimo aggravio per il comparto dell'agroalimentare che sarà ulteriormente penalizzato a fronte della produzione proveniente da Paesi dove si produce a bassi costi e non vi sono controlli adeguati;

·         inoltre, va evidenziata anche la questione riguardante l'inclusione nell'accordo del Sahara Occidentale, la cui popolazione rivendica da anni l'indipendenza dal Marocco e lamenta la sistematica violazione dei diritti umani particolarmente riferita al popolo Saharawi;

·         l'accordo concluso, secondo le associazioni degli agricoltori maggiormente rappresentative, provocherà ripercussioni drammatiche sull'occupazione nelle zone rurali dell'UE a causa, tra l’altro, dell'aumento dei prodotti agricoli provenienti dal Marocco;

·         se nelle intenzioni della maggioranza dei deputati del Parlamento europeo l'accordo commerciale con il Marocco ha l'obiettivo di sostenere la transizione democratica che è iniziata con la Primavera araba attraverso un incremento del commercio fra l'UE e il Marocco, di fatto esso apre - allo stato attuale delle cose - un evidente problema di distorsione del mercato legato alle differenti condizioni del lavoro esistenti in Europa e in Marocco;

·         le aziende agricole italiane si troveranno in realtà a dover competere con produzioni provenienti da un contesto nel quale il lavoro non è tutelato a livello sindacale e i costi produttivi e della forza lavoro sono di pochi euro al giorno, e comunque molto più bassi rispetto ai nostri standards;

·         quello sottoscritto è quindi un accordo squilibrato, che certo non salvaguarda i principi di reciprocità delle condizioni produttive, che devono essere alla base di qualsiasi intesa (bilaterale e non) che l'UE voglia intraprendere con i Paesi terzi; una reciprocità che garantisca agli operatori economici di ciascun Paese la possibilità di competere con pari condizioni di concorrenza;

·         le produzioni italiane, come è noto, devono rispettare parametri e standards imposti dall'UE come, per esempio, quelli in materia di protezione ambientale, di condizione dei lavoratori e di sicurezza alimentare mentre così non è per le produzioni marocchine. Pertanto, in base a questo accordo, le produzioni agricole (e in particolare quelle meridionali) finiranno col subire la concorrenza di mercati non soggetti agli stessi vincoli normativi e che affrontano costi di manodopera certamente inferiori, con prezzi di vendita conseguentemente molto più bassi;

·         se, da un lato quindi devono essere giustamente rispettati i trattati e le regole dell'UE, che già oggi determinano sofferenze nel settore dell'agricoltura, dall'altro, è contraddittorio e inaccettabile che la stessa UE metta gli Stati membri nelle condizioni di subire la concorrenza, sostanzialmente sleale, di mercati diversamente strutturati;

·         in pratica è da aspettarsi l'invasione di prodotti agricoli a bassissimo prezzo provenienti dal Marocco a tutto vantaggio dei Paesi dell'Europa continentale e con gravissimi danni per le economie dei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. L'Italia in particolare sarà la prima ad essere danneggiata;

·         è evidente, quindi, come questo accordo non interpreti le ragioni dell'agricoltura mediterranea ma piuttosto traduce interessi e poteri economici forti in cui vengono privilegiati gli interessi delle industrie del centro-nord europeo a danno dell'agricoltura meridionale, inoltre, non vi è alcuna clausola in materia di fitofarmaci e quindi sulla sicurezza dei prodotti che verrebbero importati;

·         le conseguenze negative di questo accordo saranno amplificate dalla crisi in cui versa l'agricoltura nel Meridione, attanagliata dalla pesante crisi finanziaria, dall'aumento a dismisura dei costi di produzione, dal calo dei redditi dovuto alla concorrenza sleale, dalla pressione esercitata dagli istituti finanziari sulle imprese agricole, tutti fattori che mettono già a dura prova l'economia locale;

·         il comparto agricolo, con il cosiddetto movimento dei forconi partito all’inizio dell’anno dalla Sicilia, che ha coinvolto trasportatori, agricoltori ed addetti alla pesca, a cui si sono aggiunti anche altri settori importanti dell'economia meridionale ha evidenziato un forte disagio del Sud, non più sostenibile a fronte di una complessiva politica agricola latitante da troppi anni. A questo si aggiunge il malcontento che suscita l’accordo del quale possono condividersi le modalità e i contenuti.




venerdì 13 aprile 2012

RIDURRE I REATI AMBIENTALI TRAMITE “LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA”.

La responsabilità penale è personale ed è l’articolo 27 della Costituzione a stabilirlo poiché è uno dei principi fondamentali della nostra società giuridica.
Adesso la responsabilità personale ha assunto una nuova connotazione dovuta al Decreto Legislativo 231/2001, che ha previsto la possibilità che enti e società possano essere chiamati direttamente a rispondere dei reati commessi da dirigenti, dipendenti e da tutti coloro che operano in nome e per conto della società e che, tale responsabilità si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto.
Il D.lgs. 231/2001 è parte di un contesto di attuazione delle Direttive Europee che istituisce la responsabilità amministrativa delle società e che nasce dalla considerazione che molto spesso le condotte illecite commesse dall’azienda non provengono tanto dall’iniziativa privata del singolo, ma nell’ambito di una politica aziendale, sono frutto di decisioni prese dai vertici dell’ente medesimo.
La sanzione amministrativa può essere applicata esclusivamente da un giudice penale con la condizione che il reato, a vantaggio o nell’interesse della società, sia stato commesso da figure direttive o ad essi sottoposti.
La responsabilità dell’ente si aggiunge, quindi, a quella della persona fisica che ha commesso materialmente l’illecito ed è autonoma rispetto ad essa. Qualora il reato sia commesso da soggetti sottoposti alla vigilanza di un soggetto apicale, la responsabilità dell’ente sussiste se la commissione del reato è stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza.
L’inosservanza di tali obblighi è esclusa e con essa la responsabilità dell’ente se, prima della commissione del reato, l’ente aveva adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e vigilanza idoneo a prevenire reati.

venerdì 23 marzo 2012

ACCORDO UE-MAROCCO, DANNOSO PER LA NOSTRA AGRICOLTURA, ENTRERA’ IN VIGORE ALL’INIZIO DI MAGGIO

Nel mese di Febbraio è stato siglato dal Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, un accordo commerciale tra l’Unione europea (UE) e il Marocco ai fini della liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli e ittici.Quest’accordo è stato sottoscritto con una maggioranza di voti pari a 369, a fronte di 225 voti contrari e di 31 astenuti, nonostante apra forti dubbi in materia di diritti degli agricoltori, di lotta contro le frodi, di protezione dell’ambiente e delle norme di sicurezza alimentare.
Il relatore del provvedimento, l’eurodeputato francese José Bové, ha ritirato il suo nome dal documento e ne ha proposto la bocciatura considerando l’accordo dannoso per gli europei, poiché gli agricoltori dell’UE sono unanimemente contrari.
L’accordo dovrebbe entrare in vigore all’inizio di maggio del 2012 e avrà un impatto sul settore dell’ortofrutta di tutti i Paesi dell’Europa mediterranea, perché quest’accordo sancisce una tappa verso la liberalizzazione del commercio agroalimentare tra UE e Marocco, stabilendo l’aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che potranno essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero.
Con questa intesa, che riguarda anche il settore della pesca, sarà esentato dai diritti di dogana il 55 per cento delle derrate esportate dal Marocco verso l’Europa, contro il 33 per cento attuale. Nel giro di dieci anni sarà poi esentato dai dazi il 70 per cento delle esportazioni europee verso il Marocco, contro l’1 per cento attuale.
L’accordo produrrà prevedibili effetti catastrofici specie in una situazione come quella italiana, in cui già il settore ortofrutticolo subisce una violenta contrazione dei prezzi all’origine, e sarà, dunque, un ennesimo aggravio per il comparto dell’agroalimentare italiano, che sarà ulteriormente penalizzato a fronte della produzione proveniente da Paesi dove si produce a bassi costi e non vi sono controlli adeguati. Le aziende ortofrutticole italiane si troveranno in realtà a dover competere con produzioni provenienti da un ambiente nel quale il lavoro non è tutelato a livello sindacale e i costi produttivi e della forza lavoro sono di pochi euro al giorno, e comunque molto più bassi rispetto ai nostri standard.
L’accordo che è stato concluso, secondo le associazioni degli agricoltori maggiormente rappresentative provocherà ripercussioni drammatiche sull’occupazione nelle zone rurali dell’UE, causa, tra le altre, l’aumento dei prodotti agricoli provenienti dal Marocco.
Se nelle intenzioni della maggioranza dei deputati del Parlamento europeo l’accordo commerciale con il Marocco ha l’obiettivo di sostenere la transizione democratica che è iniziata con la Primavera araba attraverso un incremento del commercio fra l’UE e il Marocco, di fatto esso apre tuttavia, un evidente problema di distorsione del mercato, legato alle differenti condizioni del lavoro esistenti in Europa e in Marocco.

domenica 18 marzo 2012

Chi non milita, non merita!

"E su tutto la convinzione
che la militanza non fosse che Arte
E che l'Arte non fosse che Azione"

Ogni guerra che si rispetti, è anche una guerra di propaganda. Contro mitomani, millantatori, bugiardi, bori, finti, tatuati a buffo, falsi camerati, gente che non ha mai tirato un pinolo, contro chi non ha mai fatto un minuto di militanza, contro chi non conosce l'odore della soda e della farina, della colla e della vernice. Contro chi non ha mai aperto una sezione, fatto un banchetto, aperto una serranda. Contro chi non ha mai donato una parte di se stesso per un sogno comunitario...

Chi non ha mai fatto un giorno di militanza, non ha mai donato un minuto del suo tempo per un sogno collettivo, non ha mai rischiato per difendere la sua, la nostra Idea!
Presto a criticare gli altri, se hanno idee traversali da dietro una tastiera... Onore a chi difende le propie idee per strada.
Coloro che si vantano della propria ex militanza ed ora pontificano dietro un pc! Non seguite il loro esempio, non ci sono mai piaciuti... "Non aver paura di aver coraggio"

Volantini, odore di manifesti, colla, scope, bombolette e vernice, avambracci che si stringono e gente che ti resta dentro.
Che bella vita abbiamo scelto! La militanza, quella vera...

NO AI POLITICANTI DA TASTIERA!

- chiacchiere + militanza

di Anthony La Malfa

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giovedì 8 marzo 2012

L'ipogeo San Domenico di Foggia da mesi non è visitabile per le infiltrazioni L'eurodeputato Silvestris (Pdl) chiede alla Ue fondi europei per il ripristino

BRUXELLES - Fondi europei per ripristinare l'ipogeo urbano San Domenico di Foggia, dopo l'allagamento dovuto alle infiltrazioni di acqua fognaria e potabile. Lo chiede da Bruxelles Sergio Silvestris, eurodeputato del Pdl, in una interrogazione parlamentare presentata alla Commissione.

"L'ipogeo in questione - scrive Silvestris alla Commissione -, riconosciuto ufficialmente dal catasto regionale delle cavità artificiali per il valore geologico e storico, da mesi non è più visitabile per le infiltrazioni. Ad ottobre, infatti, la percolazione ha determinato un allagamento di una parte interessante dell’ipogeo che probabilmente era parte integrante dell’antico palazzo di Federico II. Da allora sono state disdette decine di visite guidate già programmate dalle scuole".

"Si chiede pertanto alla Commissione - si legge nell'interrogazione - se è possibile attingere da fondi europei per finanziare le operazioni di ripristino del sito e inoltre se è possibile sostenere le attività dell'"associazione Ipogei" di Foggia, da sempre impegnata per valorizzare l'antica costruzione sotterranea".

mercoledì 7 marzo 2012

L’ITALIA AVANTI NELLA RICERCA E LE TECNOLOGIE NUCLEARI

Tutti gli impianti per la produzione di energia elettrica, indipendentemente dal metodo di produzione utilizzato, presentano indubbi vantaggi ma anche possibili effetti negativi e indesiderati.
Questa asserzione è valida soprattutto per le centrali elettriche nucleari, infatti, la reazione di fissione nucleare a catena è per sua natura un processo fisico il cui controllo richiede livelli di attenzione e precauzioni estremamente elevate, sia per la probabilità che la reazione a catena possa divergere accidentalmente e giungere ad uno stadio incontrollabile, che per il fatto che essa avviene a partire da elementi instabili radioattivi, i cui prodotti di decadimento sono a loro volta radioattivi e instabili.
La progettazione, la realizzazione, l’esercizio e la dismissione delle centrali elettriche nucleari, sono causa di rilevanti problemi di sicurezza e affidabilità, che sono rigidamente classificati e regolamentati a livello nazionale e internazionale.
L’IAEAAgenzia Internazionale per l’Energia Atomica” evidenzia come l’obiettivo generale della sicurezza nucleare è quello di proteggere le persone, la società e l’ambiente predisponendo e mantenendo nelle istallazioni nucleari sistemi efficienti di protezione contro i rischi radiologici.
Si evidenzia come la sicurezza nucleare prevede che l’esposizione alle radiazioni radioattive del personale professionalmente esposto e della popolazione sia mantenuta ai più bassi livelli possibili e sia completamente evitato il rilascio indesiderato del materiale radioattivo, riducendo ai minimi termini la probabilità di un incidente nucleare.
Questo approccio conduce alla strategia della difesa in profondità che ha come obiettivi sia di evitare incidenti sia di limitare le conseguenze e prevenire ogni evoluzione verso condizioni più serie.
La difesa in profondità è predisposta su cinque livelli, ognuno dei quali interviene solo ed esclusivamente nel caso di fallimento del precedente, al fine di assicurare le funzioni fondamentali di sicurezza.....

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